Sebbene il piano vaccinale predisposto dal Ministero della
Salute preveda un elenco ben definito di soggetti prioritari, è emersa la
possibilità di introdurre il vaccino in ambiente lavorativo come ulteriore
misura per attenuare gli effetti della malattia COVID-19. (Si rammenta che il
vaccino ha la finalità appunto di ridurre le conseguenze della malattia sulla
salute delle persone e non di evitare il contagio del virus Sars-Cov-2, che
invece può comunque avvenire).
Sono già stati emanati due documenti che hanno introdotto la
possibilità dei vaccini per i lavoratori per il tramite aziendale:
- l’accordo fra Regione Lombardia, Confindustria, Confapi e Anma (Associazione Nazionale Medici Competenti) del 10 marzo 2021;
- raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, elaborato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’11 marzo 2021 e sottoposto nella medesima data all’esame della Conferenza Unificata.
In entrambi i documenti è, infatti, prevista la possibilità
di vaccinare i lavoratori in ambiente di lavoro, nel rispetto delle condizioni
sanitarie vigenti e nel rispetto della facoltà da parte del lavoratore di
aderirvi o meno. Ridurre il rischio di contagio in azienda rimane la priorità
dei datori di lavoro che, ormai da oltre un anno, si trovano a fare i conti con
il rischio di vedere ridotta o addirittura sospesa la propria attività
lavorativa. Oltre a ciò, risulta sicuramente di prioritaria rilevanza
l’eventuale responsabilità legata alla contrazione del virus Sars Cov-2 in
ambiente lavorativo, configurandosi di fatto come infortunio sul lavoro, in
determinate circostanze.
L’introduzione del vaccino viene dunque considerata una
misura oggettivamente efficace, affiancata alla scrupolosa applicazione da
parte di tutti i lavoratori del Protocollo aziendale anti-contagio.
Tuttavia, se da un lato non è possibile obbligare oggi i lavoratori
al vaccino, dall’altro lato i datori di lavoro possono prevedere misure
alternative di prevenzione procedendo sempre al puntuale aggiornamento dei
Protocolli aziendali anti-contagio, che rimangono in questo modo efficaci e al
passo con l’evoluzione scientifica. In relazione a ciò, si ribadisce la facoltà
da parte dei lavoratori di rifiutare prestazioni mediche non previste
tassativamente da un obbligo normativo e veder comunque rispettata la normativa
sul trattamento dei dati personali.
Nel presente documento vengono riassunte le
risposte ai dubbi più ricorrenti in materia.
Protocolli anti-contagio, test e vaccini: la mappa per il Datore di lavoro (clicca sul link per scaricare l'approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro)