12 Aprile 2021


Sebbene il piano vaccinale predisposto dal Ministero della Salute preveda un elenco ben definito di soggetti prioritari, è emersa la possibilità di introdurre il vaccino in ambiente lavorativo come ulteriore misura per attenuare gli effetti della malattia COVID-19. (Si rammenta che il vaccino ha la finalità appunto di ridurre le conseguenze della malattia sulla salute delle persone e non di evitare il contagio del virus Sars-Cov-2, che invece può comunque avvenire).

Sono già stati emanati due documenti che hanno introdotto la possibilità dei vaccini per i lavoratori per il tramite aziendale:

  • l’accordo fra Regione Lombardia, Confindustria, Confapi e Anma (Associazione Nazionale Medici Competenti) del 10 marzo 2021;
  • raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, elaborato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’11 marzo 2021 e sottoposto nella medesima data all’esame della Conferenza Unificata.

In entrambi i documenti è, infatti, prevista la possibilità di vaccinare i lavoratori in ambiente di lavoro, nel rispetto delle condizioni sanitarie vigenti e nel rispetto della facoltà da parte del lavoratore di aderirvi o meno. Ridurre il rischio di contagio in azienda rimane la priorità dei datori di lavoro che, ormai da oltre un anno, si trovano a fare i conti con il rischio di vedere ridotta o addirittura sospesa la propria attività lavorativa. Oltre a ciò, risulta sicuramente di prioritaria rilevanza l’eventuale responsabilità legata alla contrazione del virus Sars Cov-2 in ambiente lavorativo, configurandosi di fatto come infortunio sul lavoro, in determinate circostanze.

L’introduzione del vaccino viene dunque considerata una misura oggettivamente efficace, affiancata alla scrupolosa applicazione da parte di tutti i lavoratori del Protocollo aziendale anti-contagio.

Tuttavia, se da un lato non è possibile obbligare oggi i lavoratori al vaccino, dall’altro lato i datori di lavoro possono prevedere misure alternative di prevenzione procedendo sempre al puntuale aggiornamento dei Protocolli aziendali anti-contagio, che rimangono in questo modo efficaci e al passo con l’evoluzione scientifica. In relazione a ciò, si ribadisce la facoltà da parte dei lavoratori di rifiutare prestazioni mediche non previste tassativamente da un obbligo normativo e veder comunque rispettata la normativa sul trattamento dei dati personali.
Nel presente documento vengono riassunte le risposte ai dubbi più ricorrenti in materia.


Protocolli anti-contagio, test e vaccini: la mappa per il Datore di lavoro (clicca sul link per scaricare l'approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro)