
A poco più di un mese dalla sottoscrizione del protocollo
tra istituzioni e parti sociali per l’attivazione di punti di vaccinazione nei
luoghi di lavoro, è online un nuovo documento tecnico, elaborato dall’Inail
insieme ai Ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e
delle Province autonome e alla struttura di supporto alle attività del
commissario straordinario per l’emergenza, che fornisce indicazioni operative
per la somministrazione dei vaccini anti-Covid in azienda, utili anche a
sciogliere alcuni dubbi emersi nelle ultime settimane.
I PIANI DEVONO ESSERE INVIATI ALLE ASL DI RIFERIMENTO
Il documento ribadisce, innanzitutto, che la vaccinazione
anti-Covid in azienda rappresenta un’iniziativa di sanità pubblica, la cui
responsabilità generale e supervisione rimane in capo al Servizio sanitario
regionale, e che l’intera campagna vaccinale viene attuata secondo principi di
priorità finalizzati alla tutela delle persone più vulnerabili al virus per età
e/o stato di salute o per rischio di esposizione al contagio. Compatibilmente
con la disponibilità di vaccini, la somministrazione nei luoghi di lavoro può
iniziare in concomitanza con l’avvio della vaccinazione degli under 60. I piani
aziendali di adesione, in particolare, devono essere inviati alle aziende sanitarie
di riferimento, in coerenza con le indicazioni ad interim approvate lo scorso 8
aprile dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
CRITERI QUANTITATIVI E QUALITATIVI
Sulla base di specifici quesiti delle Regioni sono stati
elaborati criteri quantitativi e qualitativi che permetteranno loro di valutare
le priorità per i piani aziendali sulla base della disponibilità dei vaccini.
Il criterio quantitativo, privilegiando la capacità di vaccinare numeri
consistenti di lavoratori, sia nell’ottica dell’efficienza e velocizzazione
della campagna vaccinale sia in quella della solidarietà, consentirà l’accesso
alla vaccinazione a lavoratori di aziende differenti operanti nel medesimo sito
produttivo o nello stesso territorio. Tale criterio tende a facilitare
l’accesso di piccole aziende, anche con differenti profili di rischiosità, che
più difficilmente potrebbero organizzare punti vaccinali autonomi,
semplificando inoltre l’organizzazione della campagna.
LE ATTIVITÀ SUDDIVISE IN TRE MACRO-GRUPPI PER CLASSE DI
PRIORITÀ
Il nuovo documento tecnico fornisce anche alcuni criteri
qualitativi utili a definire le priorità, nel rispetto del principio di tutela
dei lavoratori a maggior rischio di contagio da Sars-CoV-2. I diversi settori
di attività, in particolare, sono suddivisi in tre macro-gruppi sulla base
della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione,
prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell’Inail approvato
dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020, insieme ai dati delle
denunce di infortunio da Covid-19 analizzati per incidenza nei diversi settori
produttivi. Nelle tre tabelle, articolate in ordine alfanumerico per codice
Ateco, sono inoltre evidenziati alcuni settori già vaccinati o in corso di vaccinazione,
come quelli degli operatori sanitari, dell’istruzione, delle forze dell’ordine
e della difesa. Le Regioni potranno valutare ulteriormente i piani anche sulla
base del contesto produttivo territoriale e dell’analisi epidemiologica dei
focolai osservati in oltre un anno di pandemia.
NEI SETTORI PIÙ A RISCHIO OLTRE 6,8 MILIONI DI LAVORATORI
NON IMMUNIZZATI
Nei 27 settori considerati più a rischio sono impiegati
oltre 11 milioni e mezzo di lavoratori. Quelli già vaccinati, in parte o
totalmente, sono circa 4,7 milioni, mentre più di 6,8 milioni devono ancora
essere immunizzati. Circa due milioni sono impiegati nel commercio al
dettaglio, un settore con rischio prioritario soprattutto nell’ambito
alimentare e nei centri commerciali. Poco meno di 1,2 milioni lavorano nei
servizi di ristorazione, più di 600mila nel trasporto (terrestre, marittimo e
aereo), 460mila nei servizi per edifici e paesaggi, settore eterogeneo in parte
già vaccinato per l’attività prestata in ambito sanitario e nelle Rsa, e altrettanti
nelle industrie alimentari. Come precisato nel documento, l’aggregazione in
macro-settori produttivi può comprendere sub-settori a rischio differente,
anche in considerazione dell’utilizzo dello smart working e del contatto con il
pubblico, e ignorare alcune specificità di contesto rilevate con l’analisi
territoriale dei dati epidemiologici.
L’ADESIONE PUÒ AVVENIRE SINGOLARMENTE O IN FORMA
AGGREGATA
Nella nuova pubblicazione è riprodotto anche il modulo che deve essere utilizzato per la presentazione del piano di vaccinazione aziendale, al quale possono aderire più imprese. Come previsto dal protocollo dello scorso 6 aprile, infatti, i datori di lavoro possono aderire alla campagna vaccinale singolarmente o in forma aggregata e indipendentemente dal numero di lavoratori occupati. In alternativa alla modalità della vaccinazione diretta, è prevista inoltre la possibilità di stipulare, anche tramite le associazioni di categoria di riferimento o nell’ambito della bilateralità, specifiche convenzioni con strutture sanitarie private in possesso dei requisiti per la vaccinazione. In entrambi i casi i costi sono a carico delle aziende, fatta eccezione per la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la loro somministrazione (siringhe/aghi) e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni, che è assicurata dal Servizio sanitario regionale.
Documento tecnico Inail per le vaccinazioni in azienda