Il 18esimo report nazionale Inail conferma il trend decrescente dei
contagi sul lavoro da Covid-19 iniziato a febbraio. I casi in più rispetto al
monitoraggio mensile precedente sono 1.602 (+0,9%), di cui però solo 157
riferiti a giugno, 227 a maggio, 236 ad aprile, 234 a marzo, 135 a febbraio e
169 a gennaio di quest’anno, con i restanti 444 riconducibili allo scorso anno.
Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non
disponibili nelle rilevazioni precedenti. Il dato di giugno, ancora
provvisorio, è il più basso registrato da un anno e mezzo a questa parte,
sensibilmente inferiore anche al minimo osservato a luglio 2020, con circa 500
infezioni di origine professionale.
Negli ultimi cinque mesi l’8,9% delle denunce. I
contagi segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data dello
scorso 30 giugno sono 176.925, pari a oltre un quinto del totale delle denunce
di infortunio pervenute dal gennaio 2020 e al 4,2% del complesso dei contagiati
nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.
Con il 59,3% delle denunce, la “seconda ondata” del periodo ottobre
2020-gennaio 2021 ha avuto un maggiore impatto rispetto alla “prima ondata” del
trimestre marzo-maggio 2020 (28,8%). Le denunce si sono concentrate soprattutto
nei mesi di novembre (22,7%), marzo (16,2%), dicembre (14,5%), ottobre (14,1%)
e aprile (10,4%) del 2020, mentre quelle presentate negli ultimi cinque mesi
sono pari all’8,9% del totale.
Più della metà delle morti nella “prima ondata” del 2020.
I decessi sono 682, concentrati soprattutto nel trimestre marzo-maggio 2020
(51,7%) e pari a circa un terzo del totale degli infortuni sul lavoro con esito
mortale denunciati all’Inail da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5%
rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss
alla data del 30 giugno. Rispetto ai 639 casi mortali rilevati dal monitoraggio
dello scorso 31 maggio, i decessi sono 43 in più, di cui tre avvenuti a giugno,
sette a maggio, otto ad aprile, 10 a marzo, quattro a febbraio e due a gennaio
di quest’anno, mentre gli altri nove sono riconducibili ai mesi precedenti. A
morire sono soprattutto gli uomini (83,7%) e i lavoratori nelle fasce di età
50-64 anni (72,1%), over 64 anni (18,3%) e 35-49 anni (8,9%), con un’età media
dei deceduti di 59 anni.
L’età media dei contagiati è di 46 anni, quasi sette su
10 sono donne. Allargando l’osservazione a tutte le infezioni di origine
professionale, l’età media dei contagiati scende a 46 anni, con il 42,5% delle
denunce nella fascia 50-64 anni e il 36,7% in quella 35-49 anni, e il rapporto
tra i generi si inverte. La quota femminile, infatti, è pari al 68,7% e supera
quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Calabria,
della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle lavoratrici sul
complesso delle infezioni di origine professionale è, rispettivamente, del
48,0%, 46,2% e 44,3%. L’86,3% delle denunce riguarda lavoratori italiani,
percentuale che sale al 90,5% per i casi mortali. Le altre comunità più colpite
sono quella rumena (con il 21,0% dei lavoratori stranieri contagiati),
peruviana (12,7%), albanese (8,1%), moldava (4,5%) ed ecuadoriana (4,2%). Per
quanto riguarda i casi mortali, invece, con il 13,8% dei decessi occorsi agli
stranieri, la comunità peruviana precede quelle albanese (12,3%) e rumena
(9,2%).
Una denuncia su quattro in Lombardia. L’analisi
territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,0% nel Nord-Ovest
(prima la Lombardia con il 25,5%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,6%), del
15,2% al Centro (Lazio 6,6%), del 12,7% al Sud (Campania 5,8%) e del 4,6% nelle
Isole (Sicilia 3,1%). Le province con il maggior numero di contagi dall’inizio
dell’emergenza sanitaria sono Milano (9,7%), Torino (7,0%), Roma (5,2%), Napoli
(3,9%), Brescia, Verona e Varese (2,5% ciascuna) e Genova (2,4%). Prendendo in
considerazione solo l’ultimo mese di rilevazione, la provincia che ha
registrato il maggior numero di infezioni di origine professionale è quella di
Roma, seguita da Torino, Milano, Firenze, Venezia e Verona. Le province che
hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione
di maggio, non per contagi avvenuti nel mese di giugno ma per il consolidamento
dei dati in mesi precedenti, sono però quelle di Vibo Valentia, Reggio
Calabria, Matera, Crotone, Pordenone, Siena, Grosseto, Bologna, L’Aquila e
Arezzo.
In provincia di Roma il primato negativo dei decessi.
Al Nord-Ovest spetta anche il primato negativo dei casi mortali, con il 38,7%
dei decessi denunciati (prima la Lombardia con il 26,8%). Seguono il Sud con il
24,8% (Campania 11,7%), il Centro con il 17,4% (Lazio 10,6%), il Nord-Est con
il 12,9% (Emilia Romagna 6,5%) e le Isole con il 6,2% (Sicilia 5,4%). Nel
confronto con il dato complessivo dei contagi sul lavoro segnalati all’Inail
dall’inizio della pandemia, per i casi mortali si osserva una quota più elevata
al Sud (24,8% contro il 12,7% riscontrato nelle denunce totali) e un’incidenza
inferiore nel Nord-Est (12,9% rispetto al 24,5%). Le province con più decessi
sono quelle di Roma (7,9%), Bergamo, Milano e Napoli (con il 7,0% ciascuna),
Brescia (4,5%), Torino (3,8%), Cremona (2,8%), Genova (2,5%), Bari, Caserta e
Parma (2,3% ciascuna).
Il 97,1% delle infezioni di origine professionale nella
gestione assicurativa dell’Industria e servizi. La maggioranza dei contagi
e dei decessi (rispettivamente 97,1% e 89,0%) riguarda l’Industria e servizi,
con i restanti casi distribuiti nelle altre gestioni assicurative per Conto
dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università
statali), Agricoltura e Navigazione. Sono circa 2.800, in particolare, le
infezioni di origine professionale di insegnanti, professori e ricercatori di
scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili
sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore
Istruzione della gestione Industria e servizi.
Trasporti e manifatturiero tra i settori di attività più
colpiti. Tra le attività produttive, il settore della sanità e assistenza
sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche
e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – resta al primo
posto, con il 65,6% dei contagi denunciati e il 24,1% dei decessi codificati,
seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla
sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2%
delle infezioni e il 10,4% dei casi mortali. Gli altri settori più colpiti sono
il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call
center), il trasporto e magazzinaggio, il manifatturiero (addetti alla
lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare),
le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il commercio all’ingrosso e
al dettaglio, le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia,
riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri
benessere…), e le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti
del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale). Concentrando
l’attenzione sui decessi, spiccano le percentuali del trasporto e magazzinaggio
e del manifatturiero, rispettivamente al secondo e al terzo posto con il 12,7%
e il 12,2%, e quelle del commercio all’ingrosso e al dettaglio (9,8%) e delle
costruzioni (7,1%).
Grazie ai vaccini in forte calo l’incidenza della sanità
e assistenza sociale. Negli ultimi cinque mesi analizzati, però,
l’incidenza della sanità e assistenza sociale è scesa sotto la soglia del 41%
dei casi codificati, posizionandosi su livelli ancora più bassi dell’estate
2020 grazie all’efficacia delle vaccinazioni, che hanno coinvolto
prioritariamente il personale sanitario, mentre per altri settori produttivi si
registrano incidenze in crescita, nonostante il calo in termini assoluti dei
contagi professionali denunciati rispetto al quadrimestre ottobre 2020-gennaio
2021. Si tratta, in particolare, dei trasporti, del commercio, dei servizi di
alloggio e ristorazione, dei servizi di informazione e comunicazione e del
manifatturiero, che tra febbraio e giugno raccolgono complessivamente quasi un
terzo dei casi (32,2%), contro l’8,5% della “prima ondata” (fino a maggio 2020
compreso), il 29,0% della fase “post lockdown” (da giugno a settembre 2020) e
il 10,6% della “seconda ondata” (ottobre 2020-gennaio 2021).
Un quarto dei casi mortali riguarda il personale
sanitario e socio-assistenziale. Dall’analisi per professione
dell’infortunato emerge che poco più di un quarto dei decessi (25,6%) riguarda
il personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, la categoria dei
tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi, con il 37,6% delle
denunce complessive, l’82,7% delle quali relative a infermieri, e il 10,3% dei
casi mortali codificati (il 68,1% infermieri). Seguono gli operatori
socio-sanitari con il 18,4% delle denunce (e il 4,3% dei decessi), i medici con
l’8,6% (5,7% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 7,0% (2,5%
dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario,
portantino, barelliere) con il 4,7% (3,4% dei decessi).
Tra gli impiegati amministrativi il 10,3% delle morti. Tra le altre professioni coinvolte spiccano gli impiegati amministrativi, con il 4,5% delle denunce e il 10,3% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia (2,3% dei contagi e 2,1% dei decessi), i conduttori di veicoli (1,3% dei contagi e 7,3% dei decessi), gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (0,9% dei contagi e 2,5% dei decessi), e gli addetti alle vendite (0,7% dei contagi e 2,7% dei decessi). L’incremento in termini di incidenza osservato negli ultimi cinque mesi per alcune categorie – come gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, passati dal 4,4% del quadrimestre ottobre 2020-gennaio 2021 al 9,1% del periodo febbraio-giugno 2021, o i professori della scuola primaria, passati dallo 0,8% al 2,9% – è dovuto alla consistente diminuzione che ha caratterizzato le professioni della sanità, sia in valore assoluto che relativo.
Fonte: INAIL