Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e luglio sono state 312.762 (+8,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), 677 delle quali con esito mortale (-5,4%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 33.865 (+34,4%). I dati mensili sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.
DENUNCE DI INFORTUNIO
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di luglio sono state 312.762, quasi 24mila in più (+8,3%) rispetto alle 288.873 dei primi sette mesi del 2020, sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-10%) e di un incremento nel periodo aprile-luglio (+29%) nel confronto tra i due anni.
I dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano nei primi sette mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+18,9%, da 33.204 a 39.480 casi), che sono diminuiti del 33% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 66% nel periodo marzo-luglio (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo), e un incremento del 6,9% (da 255.669 a 273.282) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati del 10% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 25% nel quadrimestre aprile-luglio.
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,4% nella gestione Industria e servizi (dai 249.499 casi del 2020 ai 265.499 del 2021), del 4,4% in Agricoltura (da 14.797 a 15.450) e del 29,4% nel Conto Stato (da 24.577 a 31.813). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della Sanità e assistenza sociale, che nei primi sette mesi di quest’anno presenta una riduzione del 34,4% degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020 (sintesi di un +163% del primo bimestre, di un -67% del periodo marzo-giugno e di un +3% a luglio) pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, dell’alloggio e ristorazione (-6,5%) e dell’amministrazione pubblica (-7,3%).
Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-4,5%), al contrario delle Isole (+16,5%), del Centro (+15,2%), del Sud (+15,0%) e del Nord-Est (+14,0%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Molise, Basilicata e Campania.
L’aumento che emerge dal confronto dei primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +15,4% (da 173.283 a 199.933 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 2,4% (da 115.590 a 112.829). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+7,5%) sia quelli extracomunitari (+14,8%) e comunitari (+2,2%). L’analisi per classi di età mostra un calo solo tra i 15-19enni (-3,7%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 49 anni (+9,7%) e tra gli over 50 (+3,3%).
CASI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di luglio sono state 677, 39 in meno rispetto alle 716 registrate nei primi sette mesi del 2020 (-5,4%). Il confronto tra il 2020 e il 2021, come detto, richiede però cautela, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020. Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio.
Ciò premesso, a livello nazionale i dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano per i primi sette mesi di quest’anno un aumento solo dei casi avvenuti in itinere, passati da 113 a 134 (+18,6%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 60 in meno (da 630 a 543, -10,0%). La gestione Industria e servizi è l’unica a fare registrare un segno negativo (-10,3%, da 630 a 565 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 55 a 76 denunce, e del Conto Stato (da 31 a 36). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 141 a 192 casi mortali), nel Nord-Est (da 136 a 147) e nel Centro (da 128 a 129). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 265 a 169) e nelle Isole (da 46 a 40).
Il decremento rilevato nel confronto tra i primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 72 a 67 (-6,9%), sia a quella maschile, che è passata da 644 a 610 casi (-5,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 609 a 582) e comunitari (da 38 a 23), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 69 a 72. Dall’analisi per età emergono incrementi per le classi 20-29 anni (+7 casi) e 40-54 anni (+38), e decrementi in quelle 30-39 anni (-8 casi) e over 55 (-77 decessi, da 382 a 305).
Al 31 luglio di quest’anno risultano 11 incidenti plurimi avvenuti nei primi sette mesi per un totale di 27 decessi, 17 dei quali stradali (due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa e due in provincia di Bologna ad aprile, sette in provincia di Piacenza a luglio). Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo, due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per esplosione/incendio di un capannone in provincia di Perugia a maggio, due per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno e, infine, altri due intossicati da monossido di carbonio sempre in provincia di Cuneo a luglio. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e luglio erano stati sei, con 12 casi mortali denunciati, la metà dei quali stradali.
DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi sette mesi del 2021 sono state 33.865, 8.660 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+34,4%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio e di un aumento del 77% in quello di marzo-luglio, nel confronto tra i due anni.
Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Lo scorso anno, infatti, i vari arresti e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandole al 2021.
L’incremento registrato tra gennaio e luglio di quest’anno ha interessato sia la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (+34,7%, da 20.643 a 27.812 casi), sia quelle dell’Agricoltura (+33,5%, da 4.291 a 5.730) e del Conto Stato (+19,2%, da 271 a 323), e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+25,4%), Nord-Est (+42,0%), Centro (+39,3%), Sud (+36,1%) e Isole (+10,5%).
In ottica di genere si rilevano 6.133 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 18.546 a 24.679 (+33,1%), e 2.527 in più per le lavoratrici, da 6.659 a 9.186 (+37,9%). Aumentano sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 23.459 a 31.368 (+33,7%), sia quelle dei comunitari, da 595 a 797 (+33,9%), e degli extracomunitari, da 1.151 a 1.700 (+47,7%).
Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi sette mesi del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.
Fonte: INAIL