
Nel 2021 gli investimenti nelle costruzioni sono aumentati
del 22,3%, grazie al riavvio delle attività dopo le restrizioni per il
contenimento della pandemia da Covid-19 e, in parte, alle iniziative messe in
campo dallo Stato per favorire la ripresa del settore e di tutto l’indotto, con
incentivi per interventi di efficientamento energetico, consolidamento statico
e riduzione del rischio sismico degli edifici. Questo rilancio, che ha
determinato anche una crescita del 7,7% degli occupati, è stato accompagnato da
un incremento altrettanto significativo degli infortuni denunciati in edilizia,
che nel 2021 sono stati 38.541, in aumento del 17,7% rispetto al 2020. I numeri
dell’anno scorso restano comunque al di sotto di quelli registrati nel biennio
2018-2019 e si posizionano sugli stessi livelli del 2017.
È uno dei settori con più rischi per i lavoratori. A fare il punto
della situazione su questo settore, che dà lavoro a oltre 1,3 milioni di
addetti e contribuisce al 9,6% del Pil nazionale, è il nuovo numero del
periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale
dell’Istituto, che conferma l’alto rischio legato ad attività che comportano
uno sforzo fisico non indifferente, come il trasporto di carichi pesanti, il
lavoro in posizioni scomode e la permanenza in piedi a lungo, eseguite in
ambienti poco agevoli e talvolta in condizioni climatiche avverse come quelle
determinate dalle alte temperature di questa estate, che hanno sottoposto i
lavoratori a forte stress.
Oltre la metà dei casi mortali nella fascia 50-64 anni. Gli
infortuni interessano quasi esclusivamente gli uomini (97,4%), che
rappresentano la stragrande maggioranza della forza lavoro delle costruzioni.
Il 62,8% delle denunce riguarda lavoratori al di sotto dei 50 anni, con la
classe 35-49 anni al primo posto. Nel quinquennio si osserva un aumento degli
infortuni nelle fasce di età più elevate: gli ultra 49enni passano infatti dal
33,5% del 2017 al 37,2% del 2021. Più anziani i deceduti: oltre la metà dei
casi (56,2%) interessa infatti i lavoratori tra i 50 e i 64 anni e anche la
quota degli ultra 64enni non è trascurabile e pari al triplo di quella delle
denunce.
L’incidenza dei decessi è la più alta dell’Industria e servizi. Con
196 casi mortali, in calo del 3% rispetto al 2020, le costruzioni si
collocano al secondo posto in valore assoluto dopo il manifatturiero.
L’incidenza dei decessi sul totale degli infortuni denunciati nel settore è la
più elevata tra tutti i comparti dell’Industria e servizi, a ulteriore conferma
della pericolosità delle attività svolte nei cantieri. A diminuire nel 2021
sono stati solo i casi mortali avvenuti in occasione di lavoro, mentre quelli
in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il
luogo di lavoro, sono stati il 40% in più rispetto all’anno precedente.
Quasi un quarto dei casi indennizzati riguarda la mano. Prendendo
in considerazione gli infortuni indennizzati dall’Inail, emerge che i
lavoratori edili hanno conseguenze in termini di postumi permanenti superiori a
quanto avviene nell’Industria e servizi: la quota di postumi di grado compreso
tra 1 e 100, infatti, nel quinquennio 2017-2021 è mediamente del 27% contro il
17%, mentre i soli indennizzi in morte hanno un’incidenza doppia (0,4% rispetto
allo 0,2%). La mano, che è la parte del corpo più esposta, risulta anche la più
vulnerabile, pari a quasi un quarto (23,1%) dei casi indennizzati. Combinando
sede e natura della lesione si osserva che nella metà degli eventi si tratta di
ferite e in poco meno di un caso su cinque di fratture. Seguono la colonna
vertebrale (8,9%), più frequentemente soggetta a lussazioni (49,5%), e la
caviglia (8,2%), lussata (43,0%) o fratturata (39,0%).
Il 75,4% delle tecnopatie interessa il sistema osteomuscolare e il tessuto
connettivo. L’incremento rilevato nel 2021 rispetto al 2020,
fortemente condizionato dalla pandemia, ha interessato anche le denunce di
malattia professionale nel settore edile. Si è passati, infatti, dai 6.914 casi
del 2020 agli 8.864 del 2021, con un incremento del 28,2%, più elevato rispetto
a quello dell’intera gestione assicurativa Industria e servizi (+23,3%). Le
costruzioni, in particolare, si collocano al secondo posto per numero di
tecnopatie denunciate, precedute solo dal manifatturiero con poco più di 10mila
casi. In tre casi su quattro (75,4%) le patologie lavoro-correlate che
colpiscono gli edili sono quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto
connettivo (6.579 casi), seguite da quelle del sistema nervoso (916) e
dell’orecchio (912), entrambe con poco più del 10% delle malattie denunciate
nel settore, dalle patologie del sistema respiratorio (163) e dai tumori (82).
Nelle ultime edizioni del bando Isi in aumento i progetti per la
sostituzione delle macchine obsolete.
Dall’analisi delle edizioni 2018
e 2020 dei bandi Isi, con cui l’Inail sostiene la realizzazione di interventi
finalizzati al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro, emerge che le domande presentate dalle imprese del settore costruzioni
si concentrano principalmente nel primo asse dedicato ai progetti di
investimento, nel cui ambito rappresentano in media il 40% di quelle
collocatesi in posizione utile per l’ammissibilità al finanziamento. Il secondo
asse più ambito dal settore è quello dedicato alla riduzione dei rischi da
movimentazione manuale dei carichi, con un’incidenza delle domande mediamente
pari a oltre il 20% del totale utile per l’ammissibilità al finanziamento. Con
riferimento agli interventi selezionati, negli ultimi anni è aumentato il peso
di quelli che puntano alla riduzione del rischio infortunistico attraverso la
sostituzione delle macchine obsolete. Questi interventi, infatti, costituiscono
oltre il 90% dei progetti presentati nel primo asse del bando Isi 2020, con un
costo medio superiore ai 160mila euro.